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Lasagne alla Parmigiana

Pasta, melanzana, pomodoro, mozzarella, pasta, melanzana, ….

Melanzane (fritte? no, grazie) affettate (attenzione: non troppo spesse o troppo sottili e tutte il più possibile dello stesso spessore) e grigliate 2/3 minuti per lato, niente olio, solo un pizzico di sale. Un accorgimento per fare le melanzane in questo modo,  è impilarle una sull’altra via via che sono cotte, in questo modo rimangono morbide e non seccano.
Per la salsa basta sgocciolare e schiacciare dei buoni pelati in scatola, cuocerli 5/10 minuti con (tantooooo) aglio, sale e un pizzico di zucchero quindi condirli con un filo d’olio e basilico.
La pasta è una normale pasta all’uovo tagliata a cerchio, cotta in acqua bollente quindi raffreddata e asciugata.
La mozzarella è mozzarella.
Si monta il tutto mettendo in una teglia leggermente unta, uno strato di pasta, un po’ di sugo (non così tanto, un po’ meno), una fetta di melanzana, una fetta di mozzarella, ancora sugo, un po di parmigiano, pasta, sugo, melanzana, mozzarella, sugo, parmigiano, e si finisce con pasta, sugo, mozzarella tritata (poca) e parmigiano. Si mette la teglia in forno sotto al grill caldo, giusto il tempo di far sciogliere un po’ la mozzarella e gratinare la superfice.
No, la besciamella non ci va.

Macarons

Da un po’ il Macaron era nella mia ‘To-Cook List’ e quando stamattina ho letto che oggi si festeggia il Macarons day non ho potuto fare a meno di onorare questa fondamentale ricorrenza (e vedo che sono in compagnia :)). Allora dopo un primo tentativo fallito ho cercato qualche info sulla tecnica di realizzazione e fortunatamente mi sono imbattuto in questo video in cui Cristophe Morel, famoso cioccolatiere francese, illustra tutte le fasi. Ora, se sapete il francese il macaron non avrà più segreti se invece, come me, fate solo finta di saperlo, potete sempre guardare le figure e qualcosa comunque capirete. La realizzazione sembra semplice, però la corretta lavorazione della cialda è  fondamentale  per  il risultato finale. Questa infatti se correttamente eseguita produrrà un biscotto croccante all’esterno e umido e leggero all’interno.

La ricetta originale la trovate sempre qui.

Ingredienti
7 albumi d’uovo
50g di zucchero a velo
1 cucchiaino di di limone
450g di zucchero a velo
250 g di polvere di mandorle
40g di cacao in polvere
250 g di panna
200 g di cioccolato puro
35g di burro non salato

Per le cialde

Montare gli albumi molto ferma con il succo di limone e 25g di zucchero.
Dopo 2 o 3 minuti, aggiungere altri 25 grammi di zucchero e montare altri 2 minuti.
In una ciotola mischiare 450g di zucchero a velo, la polvere di mandorle e il cacao in polvere. Setacciare e versare sopra gli albumi.
Mescolare con una spatola finché il composto è liscio e lucido.
Servire con una tasca e una manica di palline sulla piastra con un foglio di silicone.
Formare delle palline su una teglia con silicone o carta da forno con la tasca da pasticcere.
Lasciate riposare per 10 minuti e cuocere 25 minuti a 150°.

Per la ganache:
Scaldare la panna, versare le gocce di cioccolato e mescolare bene. Una volta che il composto è caldo, aggiungere il burro ed emulsionare con un mixer.
Quando le cialde sono fredde, formare i biscotti e lascire riposare in frigo da 24 a 48 ore.

Auf Deutsch

Auf deutsch

Tarte Tatin

Uno dei miei dolci preferiti, che finalmente mi è riuscito bene (a parte il disegno con le mele), grazie alla ricetta presa da questo fantastico libro di Michel Roux e alla pasta sfoglia veloce presa dallo stesso libro.
Per chi non conoscesse, si tratta di una torta rovesciata in cui le mele cuociono sotto alla pasta. Leggenda vuole che sia nata da una svista della signora Tatin durante la realizzazione di una classica torta di mele. La ricetta originale prevede in alternativa sia la pasta sfoglia che la pasta brisé. In ogni caso, essendo una di quelle preparazioni fatte di pochissimi ingredienti (burro e mele) è fondamentale che questi siano di ottima qualità.

La cottura rovesciata cuoce le mele e fa caramellare lo zucchero lasciando la base relativamente asciutta. Si opera in due fasi, prima una cottura su fuoco delle mele con la pasta sopra, quindi in forno per terminare la cottura della pasta. Se fatta bene e con buoni ingredienti, come tutti i dolci essenziali, è semplicemente divina.

Tarte Tatin

Do it yourself

Ingredienti per una torta da 22 – 24 cm
200 gr di pasta sfoglia (usata quella veloce)
4/5 mele (meglio farinose, non troppo acquose e un po’acide)
80 gr burro
120 gr di zucchero

Sbucciare le mele e tagliarle in 8 spicchi. Imburrare abbondantemente una padella o una tortiera che possa andare in forno e cospargere con abbondante zucchero. Disporre le mele a raggiera (non come me a casaccio) nella padella.
Stendere la sfoglia a circa 3 mm, coprire le mele con la sfoglia ritagliando la pasta in eccesso e lasciando circa 1 cm di bordo. Fare qualche buco sulla sfoglia per permettere al vapore di uscire durante la cottura. Far riposare in frigo circa 20 minuti. Porre quindi sul fuoco medio/alto e nel frattempo scaldare il forno a 180°. Quando lo zucchero avrà caramellato (caramello chiaro, controllare alzando la sfoglia con la forchetta) mettere la padella nel forno e cuocere ancora 20 minuti circa fino a cottura della sfoglia. Sformare subito la torta su un piatto (eventualmente risistemare le mele) e servire calda/tiepida. Magari accompagnata con gelato alla crema o crème fraiche.

Sformato di verza su rösti con fonduta

Deutsche Kuche Remix

Per quattro sformati.
4 Rösti: vedi qui

Fonduta
100 gr di fontina
1 tuorlo d’uovo
50 gr di latte
pepe

Tagliare la fontina a pezzetti e metterla a bagno per almeno 4 ore nel latte. Mettere una pentola sul fuoco basso versare la fontina e qualche cucchiaio di latte e mescolare in continuazione con una frusta metallica finché il formaggio non è completamente fuso, quindi aggiungere il tuorlo d’uovo e continuare a cuocere mescolando finché il composto non inizia ad addensare. Condire con il pepe.

Sformato di verza su rösti con fonduta
Sformato di verza:
500 gr di verza
40 gr parmigiano grattuggiato
2 uova
burro per gli stampini
Per la besciamella:
250 gr latte
80 gr farina
80 gr burro

Besciamella
Sciogliere il burro in un pentolino, aggiungere la farina e cuocere 3-4 minuti girando con un a frusta. Versare in una volta il latte freddo, mescolare bene, portare a bollore e far cuocere qualche minuto, condire con sale e noce moscata.

Sformato
Lessare le foglie di verza in acqua bollente salata per circa 8-10 minuti, scolarle, gettarle in acqua fredda, scolarle bene, eliminare la costa dura, metterne da parte un paio per foderare gli stampini.
Frullare la verza con la besciamella, le uova e il parmigiano, aggiustare di sale e pepe.
Nel frattempo scaldare il forno a 170°
Imburrare 4 stampini da sformato e foderarne il bordo con una striscia ritagliata dalle foglie di verza. Versare il composto negli stampini e cuocere in forno a bagnomaria (acqua quasi bollente in una teglia fino a 2/3 degli stampini) per 30 – 40 minuti (provare con la lama di un coltello che esca pulita dallo sformato)

Impiattare lo sformato sul rösti e condire con la fonduta.

Disclaimer:
No animals were harmed in the marking of this dish.

roesti

Un classicissimo della cucina svizzera esistono mille varianti e due importanti scuole di pensiero: patata cruda o patata cotta. Questa è la versione più semplice e veloce.
Cosa me ne faccio? Un tortino?
Vuoi saperne ancora di più?  Clicca qui.

Orata ai funghi
Non possiamo mica prescindere dai classici.

Lo scambio con Enza sulle orate evocative me ne ha fatto venire voglia.

Un classicissimo della cucina francese. Interessante per familiarizzare con qualche tecnica di cottura e preparazione delle salse.

Per 4

2 orate da 5/600 grammi
80 grammi di champignon
qualche fungo secco (unica mia deroga all’originale per pompare il gusto di fungo)
1 bicchiere di vino bianco
1 scalogno
10 grammi di farina
55 grammi di burro

Sfilettare le orate e preparare un fumet cuocendo una decina di minuti le lische e le teste con il vino bianco e poca acqua, filtrare il liquido e mettere da parte.
Affettare i funghi e tritare i funghi secchi ammollati, quindi farli sobbollire con un po di burro, succo di limone e pochissima acqua.

Cuocere i filetti senza pelle nel fumet aggiungendo lo scalogno tritato. Quando sono cotti levarli dalla pentola, metterli al caldo e aggiungere l’acqua dei funghi al fondo di cottura. Legare il fondo con 15 grammi di burro mescolato con la farina e filtrare. Rimettere sul fuoco, quando comincia a bollire levare dal fuoco e aggiungere il resto del burro, mescolare e aggiungere i funghi. Completare con qualche goccia di limone e versare la salsa sui filetti impiattati.

Mi vengono in mente alcune varianti per sostituire i funghi, ad esempio: peperoni; capperi e olive; altre idee?? 🙂

Update.
L’amico sommelier Renzo contribuisce con un suggerimento per abbinare un vino a questo piatto.

Qualche lustro fa, invitato ad una cena a prevalente base di funghi andai dal sommelier del paese a chiedere quale vino portare; senza esitazione disse “Sauvignon!” e io comprai un sauvignon friulano. Oggi oltre ai funghi c’è l’orata, anzi speriamo che l’orata non si faccia affogare dai funghi, e io proporrei un bel friulano (ex tocai) del Collio; sicuramente di buon corpo ma senza eccessive invadenze aromatiche.

Feine Lebkuchen

Versione bavarese del tipico biscottone natalizio tedesco.

250 gr nocciole tritate
150 gr mandorle tritate
50 gr scorza di arancia candita
50 gr scorza di limone candita
200 gr zucchero
2 uova
1 cucchiaino di cannella e uno di chiodi di garofano in polvere
scorza di mezzo limone
ostie
300 gr di cioccolato fondente da copertura

tritare i canditi e la scorza e mischiarli alle farine e alle spezie
Montare molto bene le uova con lo zucchero.
Mescolare delicatamente le farine con le uova.
Mettere un mucchietto di impasto su ogni ostia lasciando un po´ di bordo.

Infornare in forno caldo a 160 gradi per circa 15-20 minuti.
Far raffreddare e ricoprire con il cioccolato fuso.

Panissa ligure

“Si puo’ essere felici davanti
a un piatto di pasta scotta?”
Anonimo

Con Panissa si indicano due diversi piatti tradizionali: uno a base di riso, tipico del vercellese e una “polenta” fatta di farina di ceci tipica della tradizione ligure.
Ecco la preparazione della versione ligure:

Proporzioni:
farina di ceci/acqua = 1/3 (circa)

Rovesciare a pioggia la farina nell’acqua tiepida, portare sul fuoco e cuocere rimescolando sempre per circa 40 minuti.
Rovesciare su un piatto bagnato livellandola a una altezza di circa un dito.
Far raffreddare.
A seconda di come si vuole servire si puo:
– tagliare a fette o a dadini e condire con olio, limone, sale, pepe e un po’ di cipollotto fresco, servire fredda o appena intiepidita.
-tagliare a bastoncini e friggere in abbondante olio evo.

Panissa fritta

La seconda versione e’ un classico cibo da strada della tradizione ligure. Chi dovesse recarsi a Genova, puo’ trovare ancora qualche friggitoria a sottoripa o nel centro storico che prepara questa delizia.

Aggiungo un commento di Arzaman di mysobry su abbinamento panissa/aceto balsamico:

Un suggerimento da un altro emigrante che pensa che la focaccia ligure sia una delle 3 cose per cui vale la pena di vivere…

Nella tradizione ligure la panissa e’ condita oltre che con il cipollotto fresco con un goccio di aceto balsamico…

Oltre a un abbinamento “per tradizione” direi che le caratteristiche dell’aceto balsamico si sposano con un piatto “semplice” che presenta un profilo gusto-olfattivo limitato e con una certa “stucchevolezza” della farina di ceci a lungo andare aggiungendolo un tocco di aromaticita’ e un apporto di profumi e sapori esaltando quindi il piatto poco complesso.

Stiamo parlando ovviamente di Aceto balsamico TRADIZIONALE…l’assenza infatti di questo termine indica infatti un prodotto di qualita’ decisamente piu’ limitata e prodotto con una tecnica completamente diversa..

Andiamo con ordine e facciamo un po’ di chiarezza.

L’aceto in generale e’ il prodotto della trasformazione ad opera dei batteri acetici (Acetobacter) dell’alcol contenuto in una qualsiasi bevanda alcolica (vino, sidro di mele, miele, ma anche birra o altri cereali maltati e fermentati..)
Per avvenire la reazione di ossidazione dell’alcol ha bisogno di ossigeno ..ma non ci addentriamo nella chimica delle ossidoriduzioni

Per la legge si definisce “aceto” o “aceto di vino” il prodotto della fermentazione acetica del vino (tipicamente rosso) con una quantita’ di acido acetico non inferiore al 6% e una gradazione alcolica residua del 1,5 %

L’aceto BALSAMICO Tradizionale e’ tuttaltra cosa !
La base di partenza non e’ quindi un vino (e quindi alcol) ma bensi’ il mosto cotto di uva , prima del completamento della fermentazione alcolica.

L’aceto balsamico semplice consente l’aggiunta al mosto cotto una percentuale di aceto di vino e sono poi usati vari metodi per dare la colorazione (caramello). L’altra differenza riguarda l’invecchiamento che non viene effettuato.

L’aceto balsamico tradizionale e’ ottenuto dalla cottura mosto di uva (tipicamente trebbiano e lambrusco) a fuoco diretto con conseguente concetrazione di 1/3 del volume e parziale caramellizzazione degli zuccheri. La maturazione avviene nella acetaia costituita da una serie di botti di dimensione via via decrescente (da 100l a 10L) e di legni differenti (castagno, rovere, ciliegio..). Si provvede infatti a travasi successivi dalla botte piu’ grande a quella piu’ piccolo. Le botti sono aperte per favorire l’azione dei batteri acetici e sono tipicamente collocate nei sottotetti dove l’escursione caldo freddo aumenta i fenomeni ossidativi.
Il processo dura 15-20 anni…il disciplinare poi prevede la dicitura Affinato (almeno 12 anni) e Extravecchio (almeno 25 anni) ma nella ultima botte ci saranno comunque frazioni infinitesimali di aceto di decine e decine di anni e travasi precedenti.

Infine ricordo che ne esistono due varianti: quello tradizionale di Modena e quello tradizionale di Reggio Emilia con i propri disciplinari ma entrambi DOP

Insomma un prodotto unico ed eccezionale …anche nel costo…
Spero che abbiate la fortuna di degustarlo !

Arzaman

Coniglio alla Ligure

Ancora un po’ di Liguria tradizionale, bisogna pur sopravvivere in qualche modo nel freddo Piemonte 🙂

La ricetta e’ tratta da “Ricette di Osterie e Genti di Liguria” edito da Slow Food. Ho solo aggiunto qualche pinolo rispetto all’originale.

Ingredienti per 6 persone:
1 coniglio (circa 1,5 kg)
70g di olive taggiasche
1 cipolla piccola
3 o 4 spicchi d’aglio
un mazzetto guarnito (rosmarino, timo, 2 fogli di alloro)
1 bottiglia di Vermentino
1 manciata di pinoli
olio evo, peperoncino, sale.

Tempo di cottura: 2 ore circa.

Tagliate il coniglio a pezzi, lavateli e fateli asciugare. Tenete da parte fegato, cuore e reni.
In una casseruola di terracotta soffriggere in olio la cipolla, l’aglio intero, il mazzetto guarnito e un pezzetto di peperoncino).
Far rosolare a fiamma viva in olio i pezzi di coniglio (inclusa la testa spaccata a meta’) per una decina di minuti, quindi unire al soffritto insieme alle frattaglie tagliate a tocchi.
Aggiungere sale e il Vermentino. Coprite e portate a cottura a fuoco basso rimestando di tanto in tanto. Dieci minuti prima di spegnere aggiungere le olive denocciolate e i pinoli. Alla fine si deve ottenere un intingolo piuttosto denso.

Ti avanza la sella del coniglio? Facci una rollata.

Seppie in Zimino

Non e’ facile trovar buone seppie, ma quando capita danno grandi soddisfazioni.
Questa e’ una preparazione tipica della cucina ligure in cui le seppie sono cucinate insieme alle bietole (zimino indica una cottura in cui entrano bietole o spinaci).

La ricetta in questione e’ quella della Trattoria Sport, di Cisano sul Neva, tratta da “Ricette di Osterie e Genti di Liguria” edito da Slow Food (questo libretto mi convince sempre di piu’…), nella variante con funghi secchi e senza pomodoro.

Ingredienti (per 4):

8 etti di seppie di media grandezza
4 mazzi di bietole (circa un chilo)
una costa di sedano, una cipolla, un ciuffo di prezzemolo
30 grammi di pinoli
20 grammi di funghi secchi
olio evo, sale, pepe

Se volete rinunciare alla sacca del nero delle seppie e al piacere fisico di trafficare tra le viscere, fatevi pulire i molluschi dal pescivendolo.
Tagliate le seppie pulite a strisce e pezzetti, private le bietole dalle coste, lavatele e tagliatele a strisce di 1 centimetro.
Fate soffriggerepiano nell’olio il battuto di cipolla, sedano e prezzemolo, unite le bietole, coprite e lasciate cuocere una decina di minuti. Aggiungete le seppie, salate e pepate. Dopo altri 10 minuti aggiungete i funghi secchi ammollati e tritati, i pinoli pestati e un poco di farina diluita.
Quindi proseguire la cottura per altri 30-40 minuti.

P.S.

Provo a rispondere al meme sugli accoppiamenti di sapori a cui mi ha invitato Teresa del Totano Pingue:

– banane e latte
– parmigiano e aglio
– arance e vino rosso
– cioccolato e rhum invecchiato
– caffe’ e miele di castagno
– panna e fragole
– burro e acciughe
– seppie e bietole 😛